Decarbonizzazione: l’Europa accelera, l’Italia frena
Emissioni giù, risorse ferme: l’Italia perde slancio
L’Italia si trova davanti a un paradosso: meno emissioni, ma fondi ancora bloccati. Secondo gli ultimi dati, dal 1990 le emissioni nazionali sono diminuite del 28,7%. Una riduzione che riflette gli effetti combinati di politiche ambientali più severe, investimenti in rinnovabili, innovazioni tecnologiche e trasformazioni industriali. Un progresso reale, che segna un passo importante verso gli obiettivi di decarbonizzazione fissati a livello europeo.
Sul fronte del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, però, la situazione appare ben diversa. A oggi è stato erogato soltanto il 34% delle risorse previste, un ritardo che rischia di minare la capacità del Paese di tradurre in azioni concrete i progetti legati alla transizione ecologica e digitale.
La lentezza dei finanziamenti ha conseguenze tangibili. I progetti già avviati perdono slancio e i loro effetti positivi si riducono. L’Italia rischia di apparire meno credibile agli occhi della comunità internazionale, mostrando un divario tra dichiarazioni ambiziose e risultati effettivi. Anche il mercato ne risente: molte imprese pronte a investire in tecnologie pulite esitano di fronte all’incertezza, rallentando innovazione e competitività. A ciò si aggiunge il rischio di accentuare le disparità territoriali, con le Regioni meno attrezzate che faticano a intercettare i fondi disponibili.
Cosa serve, adesso, è una semplificazione burocratica che snellisca i processi e permetta di accelerare la messa a terra delle risorse. Occorrono partnership pubblico-privato capaci di valorizzare il know-how delle imprese e trasformare i finanziamenti in interventi reali. È indispensabile un monitoraggio trasparente e rigoroso per evitare sprechi e ritardi, così come un sostegno tecnico e consulenziale a favore degli enti locali e degli operatori che hanno progetti validi ma non sempre possiedono le competenze necessarie per accedere ai fondi.




