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Dalla città del carro alla logistica autonoma: serve un progetto urbano, non solo tecnologia

Trasformazione-Urbana

Dalla città del carro alla logistica autonoma: serve un progetto urbano, non solo tecnologia

Nell’ultima puntata del programma “Container” di Radio 24 il prof. Ennio Cascetta ha affrontato il tema della trasformazione urbana alla luce dell’evoluzione dei trasporti. Una riflessione preziosa, che ci ricorda come le città non siano solo il risultato di un piano regolatore, ma la somma storica delle tecnologie che hanno reso possibile muoversi e scambiare valore nello spazio urbano.

La città nasce quando la mobilità diventa quotidiana. Da Atene alla Roma imperiale, dalle città medievali ai quartieri industriali della ferrovia, ogni salto tecnologico ha lasciato un’impronta indelebile sulla forma urbana. E oggi, mentre si affacciano sul mercato le prime esperienze di robotaxi e furgoni autonomi, è legittimo chiedersi quale sarà la prossima configurazione della città e della logistica urbana.

La risposta, tuttavia, non può limitarsi al “quando” arriverà l’innovazione. Dobbiamo chiederci “come” intendiamo governarla.

La settima rivoluzione urbana

Ci troviamo nel cuore di una nuova rivoluzione: elettrica, connessa, condivisa, autonoma come aveva già anticipato FIT Consulting nel 2017 nel convegno “La mobilità cambia marcia”. Una rivoluzione che promette di ridurre l’impatto della mobilità privata, rendere più efficiente il trasporto merci e restituire spazi vitali oggi occupati da veicoli fermi il 95% del tempo.

Tuttavia, se non verrà accompagnata da una governance urbana consapevole, questa rivoluzione rischia di amplificare le criticità esistenti: congestione nei nodi sensibili, proliferazione di micro-veicoli incontrollati, dumping tecnologico, squilibri territoriali e sociali.

In particolare, la logistica urbana – e in essa l’ultimo miglio – è oggi il vero banco di prova. Perché mentre l’auto privata evolve verso la sharing economy e l’automazione, la distribuzione delle merci richiede spazio, tempo, energia, tecnologia, forza lavoro e un equilibrio tra efficienza e accettabilità sociale.

Non bastano i robotaxi, servono scelte pubbliche

L’errore più grande sarebbe affidare la regolazione della logistica urbana esclusivamente alla spinta innovativa dei player tecnologici o degli operatori privati. Il mercato da solo non è in grado di ottimizzare l’uso dello spazio urbano: serve una cabina di regia pubblica che detti cornici, abiliti sperimentazioni e garantisca concorrenza leale.

La direzione verso cui dobbiamo muoverci è chiara:

  • Regolamentare gli accessi in modo intelligente, digitalizzato, equo;
  • Sostenere la creazione di micro-hub urbani per il consolidamento e lo smistamento delle merci;
  • Favorire l’adozione di veicoli a zero emissioni, senza imporre tecnologie o soluzioni specifiche;
  • Evitare la formazione di monopoli di fatto, garantendo interoperabilità tra operatori e sistemi;
  • Promuovere partenariati pubblico-privati (PPP) che valorizzino il know-how del settore logistico senza cedere la governance dello spazio pubblico.

 

La logistica urbana come bene comune

Le città non possono più permettersi di considerare la logistica come un fattore esterno, invisibile o puramente tecnico. Al contrario, la logistica urbana è un bene comune, che condiziona la vivibilità, la sostenibilità e la competitività delle aree metropolitane.

Il compito delle istituzioni è quello di creare le condizioni per una logistica moderna, aperta, trasparente e sostenibile. Il compito degli operatori è quello di partecipare, portare soluzioni, accettare la sfida dell’innovazione e del confronto.

La città del futuro non sarà solo “post-auto”. Sarà, soprattutto, una città che ha imparato a governare i flussi, non a subirli.

 

Ascolta la puntata su Radio24: https://www.radio24.ilsole24ore.com/programmi/container/puntata/trasmissione-26-luglio-2025-2300-2349687613352795