Il recente rinvio delle multe sulle emissioni CO2 per l’automotive europeo ha riacceso il dibattito sulla transizione ecologica. Una decisione che, pur sembrando una boccata d’ossigeno per i costruttori, nasconde rischi significativi per il futuro dell’industria europea.
Il rinvio delle sanzioni è stato giustificato con la crescita “insufficiente” delle quote di mercato dei veicoli elettrici. Ma questa lettura rovescia la dinamica naturale dell’innovazione perché nella storia dell’economia e dei rapporti commerciali, è sempre stata l’innovazione tecnologica a guidare il mercato, non viceversa.
L’attuale rallentamento del mercato elettrico non deriva dal rifiuto dei consumatori, ma dalla limitata offerta di prodotti accessibili, soprattutto nelle fasce di mercato più popolari.
I costruttori europei continuano a privilegiare i margini garantiti dalle auto endotermiche, rimandando investimenti decisivi nell’elettrico.
Questo rallentamento potrebbe portare, come già peraltro sta avvenendo, ad un allungamento dei tempi di produzione legati al mondo dei trasporti.
Lo spostamento delle multe al 2028 potrebbe innescare un circolo vizioso: meno pressione normativa significa meno innovazione, che a sua volta giustificherebbe ulteriori rinvii e rallentamenti dei progressi fatti, oltre a quelli da raggiungere, nel campo della sostenibilità ambientale.

Il Green Deal europeo in questo rappresenta la più ambiziosa strategia di transizione ecologica mai lanciata dall’UE, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Il piano prevede una riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 e mobiliterà almeno 1000 miliardi di euro di investimenti sostenibili nel prossimo decennio.
Attraverso il pacchetto “Fit for 55“, l’UE ha introdotto 13 riforme legislative che includono l’estensione del sistema di scambio delle quote di emissione a settori come edilizia e trasporti, e l’obiettivo di zero emissioni per auto e furgoni nuovi entro il 2035.
I sostenitori della “neutralità tecnologica” tra le maggiori critiche mosse all’Europa sta la decisione imposta dell’uso dell’elettrico. Un’imposizione in realtà distorcente la vera realtà.
Ciò che il Regolamento Europeo fa è quello di fissare l’obiettivo di zero emissioni allo scarico, senza però dettare alcun utilizzo di una specifica tecnologia.
L’elettrico emerge esclusivamente come soluzione principale perché l’unica con un ecosistema di business maturo.
Il Green Deal non è un ostacolo alla crescita, ma anzi, si dovrà sempre più configurare come l’unica strada utile a garantire un futuro sostenibile all’industria europea. Mai come ora salute, ambiente e competitività vanno di pari passo.
La sfida è politica: sostenere questa trasformazione inevitabile prima che sia troppo tardi.
Fonti:
https://lavoce.info/archives/107803/il-green-deal-va-sostenuto-per-la-salute-e-la-competitivita/
https://quifinanza.it/green/fotonotizia/green-deal-europeo-cosa-prevede/859520/




