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Ambiente, lavoro, comunità: l’impatto dell’eCommerce. Intervista a Massimo Marciani, presidente FIT Consulting per Il Sole 24 Ore

Il commercio elettronico crescerà del 12% l’anno sino a raggiungere quota 8.300 miliardi di dollari nel 2025. Di fronte a tale scenario è chiaro che temi quali la logistica di ultimo miglio e la sostenibilità del trasporto giocano un ruolo cruciale. Secondo uno studio della Scuola Sant’Anna, infatti, entro i 5 chilometri dal domicilio, per l’ambiente è meglio il negozio, mentre sulle lunghe distanze l’acquisto online risulta essere virtuoso.

Sul tema è intervenuto Massimo Marciani, Presidente FIT Consulting, per Nòva 24 de Il Sole 24 Ore: “L’Italia è densa dal punto di vista urbano rispetto agli Stati Uniti e ha tanti negozi di vicinato: se vado a piedi a fare acquisti o prendo i mezzi pubblici l’impatto è zero o quasi. L’eCommerce non è indispensabile. Inoltre, Amazon si è affermata facendo passare la suggestione di essere esattamente come il negozio sotto casa ma con una scelta illimitata di prodotti che posso avere quando voglio. Ma non è stato bilanciato il costo di consegna, che è pari a zero o quasi: l’utente non si pone il problema della scelta più economica, più efficiente e ambientalmente sostenibile. Il problema è che i costi di consegna vengono scaricati sull’ambiente e sulle persone che lavorano nell’ultimo miglio. Uno studio dell’Università di Parigi indica che la maggior parte degli addetti sono uomini, perlopiù stranieri di cui la metà non ha istruzione secondaria. Per il 40% occupa di essi rappresenta l’impiego principale o esclusivo. Insomma, l’eCommerce genera posti di lavoro ma a scarsissimo valore aggiunto».

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