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Isfort, i dati del 20° Rapporto sulla mobilità: gli italiani scelgono l’auto

Report Isfort

Nelle scorse settimane abbiamo parlato dei dati del III Report trimestrale dell’Osservatorio sulle tendenze di mobilità predisposto dalla Struttura Tecnica di Missione (STM) del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, i quali evidenziavano come nel 2023 la domanda di mobilità degli italiani abbia mantenuto una tendenza positiva per quasi tutte le modalità di trasporto, ad eccezione del trasporto pubblico locale.

Oggi arrivano però anche i dati del 20° Rapporto sulla mobilità degli italiani a cura di Isfort, l’Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti, presentato al CNEL, a Roma, con il supporto scientifico delle associazioni del TPL, Agens e Asstra, con il sostegno della Fondazione NC e con la partecipazione del Gruppo FS, di Istat e della Struttura Tecnica di Missione del MIT.

Sempre meno spostamenti, sempre più in auto

Secondo il rapporto, gli italiani – la cui età media è sempre più elevata – si muoverebbero sempre di meno: negli ultimi 20 anni gli spostamenti hanno registrato un calo del 11,7%. Dato che potrebbe non sembrare allarmante se non fosse che la principale causa, “l’inverno demografico”, come è stato definito, non si risolverà per gli anni a venire. Inoltre, per spostarsi la popolazione sceglie sempre più spesso la propria vecchia auto. Anche per questo motivo, le vetture vetuste e inquinanti che circolano sulle strade sono sempre di più.

 Per la prima volta, infatti, nel 2022 il numero di autovetture che circolano sulle strade ha superato i 40 milioni, con un incremento del +1% rispetto al 2021 e del +19% negli ultimi 20 anni.

Cresce anche il tasso di motorizzazione, passando dalle 58,8 auto del 2002 alle 68,1 del 2022. Dato di 10 punti superiore a Francia e Germania e di 15 punti superiore alla Spagna. La vecchia auto (che nel 60% dei casi ha più di 10 anni, mentre in Germania o Francia la percentuale si ferma intorno al 40%) è sempre il principale mezzo di trasporto degli italiani: 2 spostamenti su 3 avvengono infatti sulle quattro ruote, meno di 2 su 10 a piedi ed appena il 4% in bici o tranite altre forme di micromobilità. La stessa percentuale si registra per le moto, mentre meno di un italiano su 10 (il 7,5%) sale su un bus per spostarsi.

 In altre parole, il Trasporto Pubblico non piace agli italiani.

I dati sul Trasporto Pubblico

 Dopo il crollo registrato nel 2020 in cui si è perso oltre il 60% dei passeggeri, il TPL ha cercato di recuperare, ma i dati sono ancora molto lontani dai livelli pre-Covid: nel 2019 la percentuale di spostamenti con mezzi pubblici raggiungeva il 10,8%, nel 2022 la percentuale è stata del 7,4%, mentre nel primo semestre del 2023 del 7,6%.

A questi dati si sommano inoltre la carenza di servizi e di infrastrutture dedicate (soprattutto per quanto riguarda reti ferroviarie nelle aree urbane), oltre che la mancanza di politiche ad hoc e di fondi insufficienti o mai arrivati, come sottolineato dal Rapporto Isfort.

Cosa succederà nel prossimo futuro?

Le previsioni di Isfort fino al 2030 non sono positive. Si stima infatti un ulteriore calo intorno al 3% degli spostamenti rispetto al dato pre-Covid. Ancora una volta, ad incidere pesantemente sarà il cosiddetto inverno demografico del Paese, che comporterà una perdita di quote importanti come quella rappresentata per esempio dalla domanda di trasporto da parte degli studenti.

Le variazioni più profonde si rifletteranno a livello regionale con valori negativi di oltre 10 punti soprattutto nelle regioni del sud e nelle isole rispetto alla media italiana. Picchi negativi si registrano già in Basilicata (-18,6%) e Molise (-16,2%), a cui si aggiungono le performance negative di Campania (-14,8%) e Puglia (-14,5%). Un dato positivo si registra solo per l’Emilia-Romagna (+2,1).

Ovviamente, tutto ciò si rifletterà negativamente sul TPL urbano e soprattutto extraurbano. Il trasporto collettivo si troverà quindi a dover far fronte, soprattutto nelle regioni meridionali, a contrazioni di domanda molto severe stimate intorno al -4,8%, con punte del -14% nelle regioni del Sud.

Maggiori informazioni sullo studio sono disponibili cliccando qui.

Fonte: TTS Italia