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Mobilità sostenibile: a Londra si punta ad espandere le zone a basse emissioni

Abbiamo già raccontato in questo approfondimento quali sono i benefici delle cosiddette ULEZ “Ultra Low Emission Zone”, aree cittadine in cui la circolazione dei veicoli più inquinanti è regolata e limitata per garantire un minor tasso di emissioni inquinanti.

Le Zone a bassa emissione riducono infatti le emissioni di particelle fini, biossido di azoto e (indirettamente) ozono, cioè i tre principali inquinanti atmosferici che destano preoccupazione in tutta Europa, tanto che già 14 i Paesi europei che le hanno istituite e i cittadini sembrano apprezzarne i benefici. Anche in Italia è presente questa misura con le cosiddette ZTL Ambiente.

Londra, un esempio di successo

Una delle città più attive in tal senso è Londra, già al centro di diversi esperimenti sul tema che hanno dimostrato risultati più che soddisfacenti: da quando è stata annunciata l’espansione della zona a emissioni ultra-basse (ULEZ) della capitale nel 2017, i cittadini hanno abbandonato le auto diesel sei volte più velocemente dei cittadini di altre città nel resto del Regno Unito, mentre nel centro della città l’inquinamento da biossido di azoto tossico lungo le strade (di cui la metà proviene dai motori diesel) è diminuito del 44% dall’entrata in vigore dell’ULEZ nel 2019.

E proprio nelle scorse settimane Londra ha avviato una consultazione sui piani per espandere la Ultra Low Emission Zone affinché questa copra quasi l’intera capitale a partire dal 29 agosto 2023.

L’emergenza londinese

La minaccia attuale e a lungo termine dell’inquinamento atmosferico tossico per la salute pubblica è infatti particolarmente significativa a Londra, dove dal 2019 si sono verificate circa 4.000 morti premature attribuite proprio all’aria sporca. Si stima inoltre che entro i prossimi 30 anni, se la situazione non cambierà, le emissioni nocive costeranno al SSN e all’assistenza sociale 10,4 miliardi di sterline. Per questo motivo, occorre correre ai ripari.

A breve termine, quindi, l’espansione dell’ULEZ contribuirà significativamente ad affrontare l’emergenza climatica e la congestione del traffico. Si stima infatti che il numero di auto che non soddisfano i severi standard ULEZ ogni giorno nella periferia di Londra diminuirebbe da 160.000 a 46.000 e il numero di furgoni da 42.000 a 26.000. Per coloro che possiedono veicoli più vecchi e più inquinanti, si propone inoltre un programma di rottamazione per aiutare le persone ad adattarsi al cambiamento. I severi standard sulle emissioni hanno già avuto un enorme successo nel centro di Londra, contribuendo a ridurre di circa la metà i valori di biossido di azoto, mentre nella periferia della città più di quattro veicoli su cinque sono già conformi agli standard ULEZ.

Il ruolo del Trasporto pubblico locale

Anche il Transport for London (TfL) sta lavorando rapidamente per ripulire i suoi servizi con oltre 800 autobus a emissioni zero, rendendola così la più grande flotta ecologica dell’Europa occidentale. Standard di licenza rigorosi significano inoltre che oltre un terzo degli iconici taxi neri ora sono a emissioni zero. Come parte del più ampio passaggio all’elettrico, tutti i conducenti sono supportati per passare ai veicoli più puliti, con oltre 10.000 punti di ricarica ora all’interno della M25, un terzo del totale del Regno Unito.

Ma a che punto è l’Italia per quanto riguarda la qualità dell’aria nelle aree urbane?

Secondo il rapporto Pan-European City Rating and Ranking on Urban Mobility for Liveable Cities realizzato da Clean Cities, sono stati pochi i passi avanti del Bel Paese in fatto di transizione ecologica e mobilità urbana.

Il City Ranking ha infatti analizzato lo stato dell’arte in 36 città di 16 diversi Paesi europei evidenziando come l’obiettivo di una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030 sia ancora lontano in tutta Europa e ancora di più in Italia. Le quattro città italiane analizzate (Milano, Torino, Roma e Napoli) sono infatti tutte nella parte bassa della classifica: Milano al 20esimo posto; Torino al 23esimo; Roma al 32esimo; e Napoli ultima in classifica, al 36esimo posto. Inoltre, delle trenta città con la peggiore qualità dell’aria in Europa, dieci sono italiane.

Per questo motivo, in Italia è necessario fin da subito investire maggiormente in una mobilità più sostenibile se si vuole puntare a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione dei trasporti fissati dal Green Deal entro il 2030.

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Fonte: TTS Italia