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Tpl: crolla la richiesta da parte degli utenti, ma aumenta la sostenibilità. Tutti i risultati dell’indagine ISTAT

La domanda di trasporto pubblico locale è diminuita drasticamente. Il dato emerge dagli ultimi dati ISTAT che segnano un -47,9% rispetto al 2019, ancora più accentuato nelle grandi città (-49,3% nei capoluoghi di città metropolitana) e nel Mezzogiorno (-53,4%), mentre gli investimenti nella mobilità urbana non accennano ad arrestarsi. Un dato positivo arriva anche sul fronte della sostenibilità: aumentano infatti i bus a basse emissioni, le reti di tram e i filobus, mentre i servizi di micromobilità elettrica ampliano l’offerta di mobilità condivisa in 22 capoluoghi.

I Dati nel dettaglio

Nel 2020 si registrano alcuni progressi sulle due principali linee di sviluppo del trasporto pubblico locale (Tpl) indicate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza: il potenziamento delle infrastrutture per il trasporto rapido di massa e il rinnovamento del parco circolante.

Per quanto riguarda le infrastrutture, continuano a crescere in particolare le reti di filobus e tram. Rispetto all’anno precedente, la lunghezza delle filovie in esercizio aumenta dell’8,4% (+29,6% dal 2015) e quella delle tranvie del 3% (+5,7% dal 2015). Nel 2020, inoltre, il tram è tornato in funzione a Napoli mentre a Bologna è stato avviato un nuovo servizio di trasporto rapido a guida automatica (people mover), che si aggiunge a quelli di Milano, Perugia, Pisa e Venezia. Le reti più sviluppate in rapporto alla superficie urbanizzata sono quelle tranviarie di Milano e Torino (121,8 e 64,6 km per 100 km2), le metropolitane di Milano e Brescia (48,9 e 25,6 km per 100 km2) e le reti filoviarie di La Spezia e Bologna (121,5 e 99,1 km per 100 km2).

L’autobus resta il mezzo più presente nelle città italiane

Nella composizione dell’offerta di Tpl continua a prevalere il trasporto su gomma: autobus e filobus rappresentano infatti il 54,7% del totale (ma oltre il 95% fuori dai capoluoghi metropolitani). Nel complesso, tuttavia, la dotazione infrastrutturale dei comuni capoluogo, dove risiede circa il 30% della popolazione nazionale, resta carente: in 81 città (tre su quattro, fra cui Bari e Reggio di Calabria) l’autobus è l’unica modalità di Tpl disponibile o rappresenta oltre il 99,0% dell’offerta, mentre in altri 22 (fra cui Genova, Bologna, Firenze, Palermo, Messina, Catania e Cagliari) copre più di due terzi dell’offerta complessiva.
Soltanto sei città dispongono di un’offerta più diversificata, con quote consistenti coperte dalle altre modalità di trasporto: Milano (dove il 65,1% è fornito dalla metropolitana e un altro 15,3% da tram e filobus), Napoli (64,3% metropolitana, 7,1% tram, filobus e funicolare), Roma (56,9% metropolitana, 4,4% tram e filobus), Venezia (42,2% trasporti per vie d’acqua, 9,8% tram), Brescia (40% metropolitana) e Torino (22,9% tram, 21,4% metropolitana).

Il rinnovo del parco circolante

I servizi di autobus, quindi, forniscono ancora ad oggi la maggior parte dell’offerta di Tpl (il 53% dei posti-km, ma oltre il 90% fuori dalle città metropolitane). Il rinnovamento del parco circolante gioca pertanto un ruolo centrale per la sostenibilità della mobilità urbana. Anche su questo fronte, nel 2020, si osservano progressi, sebbene il numero dei veicoli in esercizio continui a diminuire (-3,8% sull’anno precedente e -6,1% dal 2015).
La percentuale dei bus conformi allo standard Euro 6 (il più avanzato, in vigore dal 31/12/2012) sale al 37,8%, quasi sei punti percentuali in più rispetto al 2019. Il resto del parco circolante si divide in parti uguali fra i veicoli Euro 5 (in vigore dal 31/12/2007, 31%) e quelli ancora più obsoleti, in classe Euro 4 o inferiore (31,2%).
La tendenza è positiva in tutte le ripartizioni, ma le differenze territoriali restano marcate: i bus Euro 6 sono il 41% del totale nel Nord, il 35,6% nel Centro e il 32,5% nel Mezzogiorno; quelli in classe Euro 4 o inferiore, viceversa, sono il 29,2% nel Nord, il 30,7% nel Centro e il 37% nel Mezzogiorno (ma il 46,8% nel Sud e solo il 21% nelle Isole).

Bus a basse emissioni in aumento, ma ancora pochi nelle grandi città

Gli autobus a basse emissioni, con alimentazioni alternative al gasolio, sono il 30,8% del totale, in aumento di 2,7 punti percentuali rispetto all’anno precedente e di 7,3 punti rispetto al 2015.
Si tratta prevalentemente di veicoli alimentati a metano o GPL, mentre gli autobus elettrici o ibridi sono ancora una piccola minoranza, pari al 4,6% del totale. Tra il 2015 e il 2020, tuttavia, la flotta dei veicoli a gas è cresciuta del 12,4%, mentre quella dei bus elettrici e ibridi è quasi triplicata (+177,2%).
L’incidenza dei veicoli a basse emissioni si differenzia poco fra le ripartizioni (32,6% nel Nord, 29,5% nel Centro e 28,2% nel Mezzogiorno) ma è significativamente più bassa nelle grandi città (22,6% nei capoluoghi metropolitani, contro il 41,3% degli altri capoluoghi). Fra i capoluoghi di città metropolitana, tuttavia, la quota dei bus a basse emissioni è molto variabile: supera il 60% a Bologna, Catania e Bari, mentre presenta valori molto inferiori alla media dei comuni capoluogo a Genova, Milano, Firenze, Roma, Napoli, Reggio di Calabria, Messina e Cagliari.

Aumenta la quota di offerta dei trasporti su ferro

Negli ultimi anni, tuttavia, il trasporto su ferro guadagna un po’ di terreno: rispetto al 2015, la quota della metropolitana sale dal 31,1 al 35,6% e quella del tram dal 6,7 al 7,9%. Tram e metropolitana coprono più di metà dell’offerta nei capoluoghi di città metropolitana (55,6%) e nelle città del Centro (50,3%), si attestano al 45,3% nelle città del Nord (superando il 60% nel Nord-ovest) e rappresentano solo il 18% dell’offerta complessiva nel Mezzogiorno.

Fonte: TTS Italia