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Smart cities: l’interesse c’è, ma anche gli ostacoli. Il 40% delle città con progetti già avviati non utilizza ancora adeguatamente i dati raccolti

L’interesse nei confronti delle Smart Cities, le così dette “città intelligenti” in cui grazie all’utilizzo delle più moderne tecnologie digitale è possibile ottimizzare le infrastrutture e i servizi ai cittadini rendendoli più efficienti e sostenibili, come avevamo già raccontato, sta crescendo anche in Italia. Secondo il Report “Smart City: il punto di vista dei Comuni italiani” presentato dall’Osservatorio Smart City della School of Management del Politecnico, infatti, quasi un Comune italiano su tre (il 28%) ha avviato almeno un progetto nell’ultimo triennio, percentuale che sale al 50% nei comuni più grandi con oltre 15 mila abitanti e destinata a crescere ancora nel prossimo triennio, con il 33% dei Comuni che ha espresso l’intenzione di investire nelle città intelligenti entro il 2024.

In alcune città, come Venezia, MilanoFirenzeBologna e Trento, i progetti sono già stati avviati e i Comuni si stanno dotando di soluzioni tecnologiche per la gestione dei dati con l’obiettivo di migliorare la vita nei centri abitati attraverso soluzioni integrate e più sostenibili in diverse aree, tra cui la mobilità, ma anche l’energia e le comunicazioni.

Gli ostacoli allo sviluppo delle città intelligenti

Dal Report presentato dall’Osservatorio, però, emergono anche gli ostacoli che ad oggi rallentano il processo delle nostre città in smart city. Il 40% delle città con progetti già avviati, infatti, dichiarano di non utilizzare ancora adeguatamente i dati raccolti, anche se il 33% ha intenzione di farlo in futuro. “Tuttavia – ha spiegato Matteo Risi, ricercatore dell’Osservatorio Smart City del Politecnico di Milano – al momento ci sono milioni di dati che non vengono utilizzati. Una vera e propria miniera d’oro che se attentamente analizzata può generare valore ed essere utilizzata per migliorare la vita dei cittadini. Il problema è che le amministrazioni comunali ancora non riescono a sfruttare l’enorme patrimonio dei dati perché al momento investono principalmente su progetti verticali, basati su singole infrastrutture tecnologiche per singole aree”.

Eppure, in giro per il mondo non mancano gli esempi di smart cities da cui prendere spunto. Seul, Singapore, New York, Barcellona, Amsterdam, Londra e Copenaghen sono solo alcuni esempi di città che hanno investito, da anni, su piattaforme e soluzioni basate su infrastrutture IoT e Intelligenza Artificiale applicata ai Big Data. Come abbiamo più volte avuto modo di raccontare anche su questo blog.

Secondo Risi, come recentemente sottolineato in un articolo per Affari e Finanza, “A valle di ogni infrastruttura tecnologica il punto di arrivo di una città intelligenze è quello di creare le cosiddette “smart control room”, in cui i dati raccolti vengono resi disponibili ad amministratori e operatori che possono così utilizzarli per analisi predittive, simulazioni e interventi mirati in città. Ad oggi, in Italia solo la città di Venezia ha un’avanzata smart control room, anche se altri comuni, grandi e piccoli, sono molto attivi”.

Quale futuro attende quindi le smart cities italiane?

Fonte: “Da Milano a Trento e Venezia la lenta avanzata delle smart city”. La Repubblica, Affari e Finanza. 20 giugno 2022