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Nasce il Transport Poverty Lab: una lente sulle disuguaglianze della mobilità

Nasce il Transport Poverty Lab

La povertà dei trasporti rappresenta una condizione di vulnerabilità sistemica che, a differenza di altre forme di esclusione sociale, resta ancora priva di un reale riconoscimento istituzionale. Tuttavia gli effetti sulla vita quotidiana e sulla coesione socio-economica sono significativi: riguarda chi non può permettersi un abbonamento al trasporto pubblico, chi vive in territori dove i mezzi semplicemente non arrivano, chi è costretto a rinunciare a un lavoro, a un’opportunità formativa, a una visita medica, per mancanza di alternative   di mobilità adeguate, sicure e accessibili.

Secondo il Rapporto finale sulla povertà dei trasporti redatto dalla Commissione Europea, il fenomeno si traduce nell’“incapacità o difficoltà di individui e famiglie di sostenere i costi del trasporto privato o pubblico, o nella mancanza o nell’accesso limitato ai trasporti  necessari per accedere a servizi e attività socioeconomiche essenziali”, tenendo conto delle specificità del contesto nazionale e territoriale.

In Italia, il 60% delle famiglie spende meno della media nazionale per i trasporti (262 euro al mese), e ben il 21% di quelle a rischio povertà sostiene costi insostenibili. Un dato che pesa ancora di più se si considera che la spesa per la mobilità è la terza voce nei bilanci  familiari, dopo abitazione (39%) e alimentazione (18%).

Per affrontare questo fenomeno in modo sistemico e strutturato nasce il Transport Poverty Lab, promosso dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e dalla Fondazione Transform Transport ETS, con il supporto di Tper e Nordcom e presentato con il patrocinio     del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e di Cassa Depositi e Prestiti.

L’iniziativa si configura come un laboratorio di progettazione partecipata in cui convergono imprese del settore, enti, istituti di ricerca, associazioni di categoria e attori della mobilità sostenibile. Gli obiettivi sono tre: portare il tema della povertà dei trasporti al centro dell’agenda politica e istituzionale, costruire una base dati solida e proporre strumenti e politiche pubbliche in grado di ridurre l’esclusione legata alla mobilità.

A livello internazionale, diversi Paesi stanno sperimentando interventi centrati sull’incentivazione della domanda, attraverso la riduzione delle barriere economiche che ostacolano l’accesso alla mobilità. Per quanto promettenti, rischiano di produrre risultati parziali o  temporanei se non accompagnati da un rafforzamento dell’offerta di trasporto pubblico e da una governance integrata. Di seguito alcuni esempi:

  • Mobility Wallet: portafogli digitali per pagare il trasporto pubblico, sharing e taxi, legati al reddito (sperimentati a Los Angeles, Bruxelles, Francia).
  • Incentivi per veicoli sostenibili: bonus maggiorati per l’acquisto di auto elettriche e biciclette destinati a famiglie a basso ISEE (Italia, Germania, California)
  • Tariffe agevolate per taxi e ridehailing: sconti per donne, anziani, disoccupati (es. Trento);
  • Trasporto pubblico sussidiato: abbonamenti gratuiti o scontati, come nel caso del Bonus Trasporti in Italia o dei modelli di solidarity pricing in Francia;
  • Trasporto a chiamata (DRT): servizi su richiesta per aree rurali o periferiche con tariffe sociali.
  • Carpooling incentivato: premi o tariffe agevolate per pendolari con redditi bassi (es. Francia, progetto Karos).

Per maggiori informazioni e per aggiornamenti sulle attività, documentazione e progetti attivi:

 www.transportpoverty.it